Pubblicato Mar, 06/03/2018 - 10:05
E uscimmo a riveder la stelle…
Quarantadue storie di giovani e adulti, in ventitré paesi di tutti i continenti, tra saggio narrativo e docu-fiction.
L’ultimo libro di Sandro Calvani, pubblicato da Ave, è un incoraggiamento a sorridere alla vita, anche quando sembra che si sia accanita su di noi
l titolo è assai intrigante: Le stelle non hanno paura di sembrare lucciole. Così l’ultima pubblicazione per l’Ave di Sandro Calvani con la collaborazione di Lilly Ippoliti e Dhebora Mirabelli –, consigliere speciale presso la Mae Fah Luang Foundation a Bangkok e docente universitario di politiche per lo sviluppo sostenibile e gli affari umanitari, è davvero una favola incoraggiante destinata al mondo degli adulti.
«Si è fatto sempre così! Per favore non ditele più quelle parolacce». Così papa Francesco ha incoraggiato i giovani a cercare nuove vie per migliorare e salvare il mondo degli eticismi senza bontà dai progetti più formali che reali dagli intellettualismi senza saggezza. Queste parole di Francesco sono ben presenti nel libro di Calvani. Quarantadue persone di origine diversa, uscite dalla routine di una noiosa quotidianità, raccontano con la propria storia personale come sono riuscite a raggiungere la felicità e a cambiare il loro mondo. Sono storie di giovani e adulti, donne e uomini in ventitré paesi in tutti i continenti, che hanno lasciato spenta la propria energia interna per un po’ e poi l’hanno accesa. Anche quando hanno dubitato di essere stelle, non hanno avuto paura di sembrare lucciole. Alcune di queste persone hanno vissuto comportamenti poco luminosi, in modo figurato si erano comportati come quelle persone di facili costumi che nel linguaggio popolare sono chiamate, appunto, “lucciole”. Un libro dunque che è un mix tra un saggio narrativo e un docu-fiction. Tra situazioni immaginarie e reali. All’inizio di ogni storia c’è anche un’ispirazione a un personaggio famoso, che ha ispirato particolarmente l’autore. Tutti i protagonisti dei racconti in questo libro hanno in comune la coscienza e la profonda convinzione che non esistono difficoltà o “disastri” causati da cattive stelle. Allo stesso tempo tutte le lucciole di questo libro si dicono certe di aver saputo crescere e divenire “stelle”, senza paura di continuare a sembrare lucciole. «Ci sono poi tante altre stelle che illuminano o ispirano la nostra vita – scrive Calvani –; molte non le vediamo, o le vediamo solo raramente quanto tutto è buio attorno a noi. Recentemente mia figlia Emanuela mi ha portato a vedere una meraviglia della natura in una foresta presso Kimbe, nell’isola di West New Britain, in Papua Nuova Guinea, dove lei vive. In un alcune notti speciali, migliaia di lucciole si riuniscono su un albero in cima a una collina lontano da qualunque altra fonte di luce. Quando tutte sono arrivate all’appuntamento, cominciano a comuicare tra loro e lampeggiare a turno, in modo sincronizzato, come un colossale albero di Natale». Per le lucciole «è il modo di esprimere il loro
amore, stando insieme per un po’, presentarsi, conoscersi meglio. La biologia ci insegna che le lucciole, quando non inviano un messaggio, non sono spente, come ci sembrano; sono senza luce perché stanno ricevendo il messaggio di un’altra lucciola. In pratica non parlano tutte insieme, come a volte facciamo noi. Prima ascoltano, poi rispondono. Le lucciole, quando sono tutte insieme fanno luce in modo visibile, anche se sono piccolissime. E non si vergognano certo di non essere stelle».
Gianni Di Santo