Pubblicato Mar, 09/10/2018 - 13:00
Sogna, vivi, scegli. L’alfabeto della nuova speranza dei giovani di Ac
di Gianni Di Santo
Sogna. Vivi. Scegli. Il nuovo vocabolario dei giovani di Azione cattolica ricomincia dalle parole sacre per eccellenza del vivere quotidiano. Basta sfogliarne l’indice, e trovare parole in cammino sulle strade dell’umanità. Un dono, una sorpresa. Questioni di radici. Cara Chiesa ti scrivo. Frutti di fede, scelte consapevoli. Con lo stile dell’Ac. Il libro, appena edito dall’Ave, che è proposta per il Sinodo in corso, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, ci dice del desiderio della Chiesa di mettersi in ascolto dei giovani.
È un vocabolario delle parole maiuscole, l’A di Amore, la P di Politica, che desidera essere ascoltato e accolto. Ma è anche, per fortuna, una scelta di parole minuscole, declinate al plurale: le strade del mondo, la Chiesa in uscita, gli ultimi, il precariato, la fatica e la possibilità di non farcela, le fragilità esistenziali, i frammenti, le relazioni difficili. Insomma, proposte di vita leggera, sana, benevola, ancorata a quella battaglia di buona speranza che ogni laico, giovane e perfino adulto, prima o poi dovrebbe fare.
«Noi giovani – scrivono i due autori Luisa Alfarano e Michele Tridente, entrambi vice presidenti nazionali per i settore Giovani di Ac e responsabili del coordinamento giovani del Fiac – abbiamo bisogno di una Chiesa che ci faccia riscoprire proprio la bellezza delle fede». C’è chi si arrende alle prime difficoltà, è vero. Ma i giovani desiderano vivere la Chiesa come un’esperienza di fede capace «di toccarci e di cambiarci; vogliamo vivere l’incontro che stravolge la vita! Vogliamo essere sorpresi dal dono della fede».
Proposte semplici, sobrie, ma forse proprio per questi idee forti, che smuovono sassi. I giovani vogliono una Chiesa schietta nel dire le cose senza paura. Una Chiesa guida del mondo, soprattutto in questo tempo dove sembrano prevalere odio, violenza, ingiustizie. Costruttori di una Chiesa accogliente, che possa accompagnare verso Cristo chiunque bussi alla porta. Sognano, i giovani di Ac, un Chiesa unita, senza divisioni. Che accolga le diversità e che provi a essere presente dove la vita è difficile. «Vogliamo una Chiesa umile, vicina a chi è solo, povero, a chi è stato dimenticato».
Dalle parole ai fatti. Lo chiedono a gran voce i giovani. E per sognare una Chiesa a misura di giovani, bisognerà avere uno stile sinodale, lavorare perché quello che sta accadendo in questi mesi non rimanga solo un susseguirsi di eventi, ma aiuti l’avvio di un processo che intende condurre a quel cambiamento di cui i giovani vogliono essere protagonisti.
È bello sognare questa Chiesa. Se lo chiede anche il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, nella prefazione al libro: «Se c’è una cosa alla quale il giovane non deve mai rinunciare è la capacità di sognare. È la capacità inedita di saper riconoscere, come giovani, il nuovo che nasce, germoglia, prende vita laddove una adulto, forse, ha abdicato».
In questi tempi inquieti e precari, l’alfabeto della nuova speranza nasce da una relazione affettiva e amicale ritrovata, e da un rinnovato impegno per trasformare la realtà. La generazione degli sdraiati fa un passo di lato perché si rende conto che non si può essere felici vivendo la vita comodi sul divano.
La felicità, quella vera, passa sotto il filo annodato di una fede in uscita che non ha paura di parlare al mondo. Anche di Gesù. Sì, anche di lui. Si tratta solo di iniziare.